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lunedì 1 settembre 2014

Trent'anni di Perdonanza

Leggere l’ampio volume di Angelo De Nicola, dedicato a trent’anni di Perdonanza, significa ripercorrere trent’anni di storia aquilana, rievocare personaggi, notizie, eventi relativi alla città, ora martoriata dal terremoto, ma da sempre esposta a problemi, inquietudini,storie sotterranee, che evocano la potente espressione dantesca:”la città partita”. Dante alludeva a Firenze, naturalmente, ma L’Aquila è, esattamente come il capoluogo toscano(e come gran  parte delle città italiane),un agglomerato di individualismi in cui si frazionano, e si perdono, belle intelligenze, usanze gentili, progetti di civiltà. La storia della Perdonanza  appare, infatti,molto tormentata; il nome stesso dell’evento,il richiamo all’austero Celestino V°, l’affidamento della struttura a uomini di valore, l’entusiasmo con cui la popolazione ha sempre risposto,non hanno assicurato all’evento un cammino facile, per cui il sussistere stesso dell’istituzione appare,oggi, quasi miracoloso. Nemmeno il recente terremoto, che pareva voler cancellare dalla faccia della terra la città, i suoi abitanti e i suoi costumi,è riuscito ad annientare la Perdonanza; la cui vitalità si rivela, ancora una volta,anche in questo libro, che coraggiosamente ne ripercorre la lunga storia, con dovizia di particolari, che rivelano come ogni edizione si differenzi dall’altra, e come,tuttavia, tutte insieme, costituiscano un raro esempio di continuità.
Si parte dal 1983, anno della prima rinnovata Perdonanza, sindaco Tullio De Rubeis, sovrintendente
Errico Centofanti. Posso dire che “io c’ero”, anche se, in quegli anni, ero davvero sottotraccia; ricordo che ne rimasi affascinata. All’evento avevo sempre accomunato l’idea della scuola che rincomincia, del freddo che viene, della mia solitudine di orfana, in un contesto in cui tutti erano figli di papà: un pacchetto di negatività che mi avevano sempre annientata; questa volta, invece, la Perdonanza aveva qualcosa di diverso, di orientale: era come un racconto delle “Mille e una notte”,a cui, per prima volta, mi piaceva partecipare.
De Nicola riporta (pag.19/20) un articolo di Franco Conti ,che, anche se datato 1971, resta una bellissima pagina .(”La Perdonanza d’altri tempi”),da cui traspare come l’evento faccia parte del cuore profondo della città, ne segni una pietra miliare, costituisca un momento importante per tutto il popolo ,una vera “festa”, nell’accezione migliore del termine, in cui ,una volta( e,speriamo, anche oggi) si finiva col banchettare e col bere in allegria, senza timore di mischiare il sacro e il profano, seguendo un istinto di sana vitalità. Vitalità che mi è sembrato di ritrovare anche nell’edizione attuale (2014), in cui la città, forse per la prima volta, dopo il terremoto, ha mostrato di voler sfidare la malasorte, seguire l’esempio di Celestino quale era stato prima del “gran rifiuto”: un uomo di forza sovrumana, capace di resistere a ogni prova,disposto a spendersi fino al martirio.
Ma la mia vuole essere solo una segnalazione, non l’illustrazione di un libro che va letto e meditato in tempi lunghi: perché 638 pagine sono tante; ma vale la pena di percorrerle tutte. Anche a rate.

ANNA VENTURA

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