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venerdì 3 ottobre 2014

Pizzaiolo di Bucchianico campione nazionale di pizza per la terza volta

Andrea Trovarello, pizzaiolo 26enne di Bucchianico, conquista per la terza volta il titolo di campiona nazionale di pizza: il terzo traguardo è stato agguantato a Rimini (Beach Pizza) dove si è classificato 1° per la categoria “Pizza Impala” e 2° per la categoria “Freestyle”. La pizza che ha regalato il successo al giovane pizzaiolo abruzzese in terra romagnola si chiama “Gran Sasso” ed è composta da tartufo, funghi porcini, pomodorini pachino, mozzarella di bufala, dop e basilico. I precedenti due successi erano arrivati a Pisa e Roma, inoltre Andrea Trovarello ha conquistato diversi secondi e terzi posti sia a livello nazionale che internazionale.
“Sicuramente il traguardo l’ho raggiunto con tanto impegno, amore e con tanta passione per il lavoro che svolgo – ha spiegato Andrea Trovarello - per fare bene un lavoro, oltre che dei buoni ingredienti ci vuole anche tanto amore, passione e fantasia. Senza questi tre ingredienti qualsiasi lavoro si svolge non esce al meglio. Con questi tre elementi si possono ottenere delle soddisfazioni come quelle che ho ottenuto io a Rimi, Roma e Pisa. Questo è un settore che sicuramente non lascia a stomaco vuoto. Le passioni si coltivano e all’età di 18-19 anni un ragazzo sa che cosa gli può piacere conoscendo nuovi mestieri. Io ero patito dell’informatica e a 15 anni mi sono trovato a cuocere le mie prime pizze, quindi ho cambiato completamente campo di interesse e sono passato dall’informatica alla preparazione delle prime pizze e non ho smesso più. Andavo a scuola e facevo questo lavoro anche gratis, lavoro che oggi mi sta permettendo di diventare qualcuno. Sicuramente è un lavoro che è sacrificato perché un pizzaiolo che fa vari tipi di pizza (senza glutine, ecc.) è impegna tante ore al giorno perché ogni pizza ha un diverso tipo di impasto. Io personalmente sono impegnato nell’impastare anche 16 ore al giorno. La pizza rappresenta un po’ il nostro Paese essendo tra le nostre specialità, è un nostro biglietto da visita, è un cibo povero perché la storia ci insegna che il napoletano nel 1800 non sapeva cosa mangiare e con un pugno di farina e un po’ d’acqua produceva le pizze che all’inizio erano povere, solo con il pomodoro o con l’olio e pian piano ha avuto questa evoluzione che ha portato risalto alla nostra amata nazione e ogni volta che qualcuno sente l’odore o ascolta la parola ‘pizza’ si scalda e non vede l’ora di assaggiarla e divorarla in tutti i modi. È un lavoro che richiede molti ingredienti che noi abbiamo in Abruzzo, in Toscana o in qualunque altro posto. L’importante è saperli valorizzare e mettere insieme. Come abbiamo prodotti acidi e grassi messi insieme si annullano, come la margherita che ha un acido nel pomodoro e un grasso nella mozzarella che rende la pizza perfetta. La capacità del pizzaiolo è quella di far mangiare la pizza non solo con le mani e con la bocca ma anche con gli occhi, quindi bisogna saper presentare la pizza in modo che sia bella da vedere e buona da gustare”.

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